Dal 1988 frequento tattoo conventions in ogni parte del mondo. Montreal, Tokio, Mosca, New York, Miami, Seattle, Los Angeles, Guadalajara, San Paolo, Cape Town, Amsterdam, Londra, Berlino, Parigi, Helsinki, Detroit, Copenhagen e tanti altri posti più o meno famosi. Alcuni esotici altri meno.
Partecipando a molti contest ho avuto alcune delusioni e tante grandi soddisfazioni, come aver vinto a New York, Parigi, Amsterdam, Berlino, Detroit, Dusseldorf e, perché no, a Pescara, Modena e tanto ancora.
Tutto ciò che ho fatto mi ha dato grandi lezioni, importanti per allargarmi le spalle, e contribuito ad arricchire il mio bagaglio tecnico e conoscitivo, senza parlare della mia educazione personale.
Ma più di tutto due cose conservo nel cuore con grande orgoglio, due riconoscimenti importantissimi che sono arrivati come due fulmini a ciel sereno, inaspettati ed in momenti catartici …..
Amsterdam, aprile 1996, tattoo convention organizzata da Henk Shiffmaker alias Hanky Panky al vecchio palazzo della borsa olandese, allora tempio della finanza, il Beurs Van Berlage, diventato simbolo di una delle convention più prestigiose del mondo.
Come detto, l’evento era organizzato dal celebre Hanky Panky, fra le altre cose, fondatore del Museo dell’arte del tatuaggio.
Lo conobbi nel 1983 e da allora frequentai spesso Amsterdam ed il suo studio, sposando la causa del museo. In quel 1996, grazie al mio impegno e al mio contributo dato all’arte del tatuaggio e al museo che ne celebrava la tradizione e la storia, ho ottenuto questo riconoscimento al merito, consegnatomi proprio dalle mani di Hanky Panky in persona.
Secondo riconoscimento, ottenuto nel 2007, a New York due anni dopo l’incredibile premio avuto come miglior tattoo of the day. Si tratta di un ringraziamento per il CONTRIBUTO DATO ALL’ARTE DEL TATUAGGIO. Un’emozione incredibile, un riconoscimento così prestigioso, ottenuto in una città cosi importante come New York City, in uno delle più importanti eventi del tatuaggio mondiale.
Un monumento tra i premi e targhe ricevute, una soddisfazione immensa che ripaga l’impegno dato a quest’arte una volta maledetta ora anche troppo celebrata. Oramai tutti hanno una macchinetta in mano, pochissimi si possono definire tatuatori. La conoscenza ed il religioso rispetto nei confronti della tradizione del tatuaggio sono qualità che nel giro di pochi anni metteranno a nudo quanti attualmente mercificano sull’onda della sovraesposizione mediatica dell’arte del tatuaggio.